LO “STOMACO DI PLASTICA” DELLE TARTARUGHE MARINE
L'8 giugno è stata celebrata la Giornata Mondiale degli Oceani e, in questa occasione, Legambiente ha lanciato l'allarme per una specie animale bellissima e pacifica, la tartaruga marina, che come molti altri organismi marini, è vittima dell’inquinamento da plastica che affligge tutti i mari.
I rifiuti marini sono una delle cause più gravi di mortalità per le tartarughe che nuotano nel Mar Mediterraneo e negli Oceani. Secondo una stima dei Centri di Recupero di Legambiente, l’80% degli animali viene ricoverato perchè ha ingerito diversi tipi di materiale plastico: sacchetti, resti di bottiglie, stoviglie, lenze e imballaggi di vario tipo. Gettonatissimi i cotton fioc.
Secondo uno studio fatto nel 2018 dal CSIRO (Ente Nazionale Australiano di Ricerca) su un campione di 1000 tartarughe trovate senza vita sulle spiagge australiane, una volta che una tartaruga ha ingerito 14 pezzi di plastica, il suo rischio di morte è del 50%.
"Quando una tartaruga ingerisce plastica per la prima volta, ha un rischio di circa il 20% di morire a causa di quel solo pezzo, mentre man mano che ne ingerisce di più, il rischio aumenta", scrive il responsabile della ricerca Chris Wilcox del dipartimento Oceani e Atmosfera del Csiro. "In alcuni individui - afferma - abbiamo trovato anche centinaia di pezzi di plastica, dalla pellicola sottile a corde e lenze da pesca”.
Sembra un'affermazione banale ma “occorre assolutamente fare qualcosa”! Per salvare gli animali che popolano i nostri mari, ogni minuto è prezioso.
Per esempio, ognuno di noi dovrebbe evitare fin da subito di inquinare le spiagge con i propri rifiuti. Lo sapevate che la plastica può compromettere anche le nidificazioni? La sabbia in cui mamma tartaruga depone le sue uova, in presenza di frammenti di plastica non mantiene la stessa umidità e ne modifica la temperatura creando ripercussioni sullo sviluppo e la schiusa.
Per non contare che la plastica in mare si aggiunge ad altri rischi per le tartarughe come, per esempio, la pesca accidentale, l’impatto con le imbarcazioni, l’invasione di cemento sui lidi sabbiosi e il cambiamento climatico.
Riflettiamo e diamoci da fare! Un piccolo gesto quotidiano di ognuno di noi può salvare il mondo.
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