NEWS - Fauna

10/06/2019

LO “STOMACO DI PLASTICA” DELLE TARTARUGHE MARINE

L'8 giugno è stata celebrata la Giornata Mondiale degli Oceani e, in questa occasione, Legambiente ha lanciato l'allarme per una specie animale bellissima e pacifica, la tartaruga marina, che come molti altri organismi marini, è vittima dell’inquinamento da plastica che affligge tutti i mari.

I rifiuti marini sono una delle cause più gravi di mortalità per le tartarughe che nuotano nel Mar Mediterraneo e negli Oceani. Secondo una stima dei Centri di Recupero di Legambiente, l’80% degli animali viene ricoverato perchè ha ingerito diversi tipi di materiale plastico: sacchetti, resti di bottiglie, stoviglie, lenze e imballaggi di vario tipo. Gettonatissimi i cotton fioc.

Secondo uno studio fatto nel 2018 dal CSIRO (Ente Nazionale Australiano di Ricerca) su un campione di 1000 tartarughe trovate senza vita sulle spiagge australiane, una volta che una tartaruga ha ingerito 14 pezzi di plastica, il suo rischio di morte è del 50%.

"Quando una tartaruga ingerisce plastica per la prima volta, ha un rischio di circa il 20% di morire a causa di quel solo pezzo, mentre man mano che ne ingerisce di più, il rischio aumenta", scrive il responsabile della ricerca Chris Wilcox del dipartimento Oceani e Atmosfera del Csiro. "In alcuni individui - afferma - abbiamo trovato anche centinaia di pezzi di plastica, dalla pellicola sottile a corde e lenze da pesca”.

Sembra un'affermazione banale ma “occorre assolutamente fare qualcosa”! Per salvare gli animali che popolano i nostri mari, ogni minuto è prezioso.

Per esempio, ognuno di noi dovrebbe evitare fin da subito di inquinare le spiagge con i propri rifiuti. Lo sapevate che la plastica può compromettere anche le nidificazioni? La sabbia in cui mamma tartaruga depone le sue uova, in presenza di frammenti di plastica non mantiene la stessa umidità e ne modifica la temperatura creando ripercussioni sullo sviluppo e la schiusa.

Per non contare che la plastica in mare si aggiunge ad altri rischi per le tartarughe come, per esempio, la pesca accidentale, l’impatto con le imbarcazioni, l’invasione di cemento sui lidi sabbiosi e il cambiamento climatico.

Riflettiamo e diamoci da fare! Un piccolo gesto quotidiano di ognuno di noi può salvare il mondo.

LO “STOMACO DI PLASTICA” DELLE TARTARUGHE MARINE
03/06/2019

VESCICHE, SCOTTATURE, CALO DI ZUCCHERI: COME PREVENIRE GLI “INCIDENTI DA TREKKING”

Camminare fa bene, anzi benissimo! Tonifica i muscoli, previene le malattie cardiovascolari e, seppur per poche ore, libera la mente dallo stress e dai pensieri negativi. E allora via col trekking! Alzatevi dal letto di buonora, infilate i vostri scarponcini, prepararate lo zaino e mettetevi in marcia. Respirate l'aria pulita ed ammirate la bellezza della natura che vi circonda. Vi sentirete subito meglio e, a fine giornata, tornete a casa stanchi ma soddisfatti.

Attenzione però a non farvi rovinare la giornata da una serie di piccoli fastidiosi incidenti. Ecco qualche consiglio per evitarli!

Prima di tutto attenzione all'alimentazione! É importante mettere qualcosa sotto i denti prima, durante e dopo il trekking per evitare di risultare troppo deboli per continuare l’attività. É necessario trovare il giusto equilibrio tra l'apporto energetico, il peso, la sete e la digeribilità. Iniziamo dunque con una buona colazione e non dimentichiamo di mettere nello zaino frutta, acqua e barrette energetiche, fondamentali in caso di calo di zuccheri. Che dolore le vesciche! Basta la scelta della calza o della scarpa sbagliata per farne spuntare una e rovinarti la settimana. Lo sapete come si formano? Le vesciche non sono altro che una reazione di autodifesa della pelle che, se viene sfregata eccessivamente, produce un accumulo di fluidi nella zona soggetta all’attrito creando così una “borsa” morbida (ma dolorosa) che attutisce lo sfregamento e protegge gli strati più profondi dell’epidermide dal contatto con i batteri e altri agenti infettivi. Come evitare queste maledette vesciche? Basta scegliere la scarpa giusta! Non troppo stretta nè troppo larga. Il piede non deve sentirsi in trappola ma nemmeno ballare. Anche la scelta delle calze è fondamentale. Una calza morbida evita gli attriti tra il piede e la scarpa. Bisogna però fare attenzione anche allo spessore e al materiale con cui le calze vengono realizzate: è fondamemtale che mantengano il piede asciutto evitando che il piede si inumidisca generando le fastidiose vesciche. Se tutto questo non bastasse, ricordatevi di portare sempre con voi creme e cerotti antivesciche.

Che bello stare a contatto con la natura e con chi la abita! Durante il trekking si possono fare incontri ravvicinati davvero interessanti! I più fortunati potrebbero vedere scoiattoli che si arrampicano sugli alberi, camosci, falchi e aquile. I meno fortunati potrebbero tornare a casa con qualche fastisioso ricordino. Primo consiglio: non uscite senza una buona pomata per le punture d'insetto. Le zanzare sono i primi nemici con i quali siamo abituati a fare i conti. Più facile però averci a che fare la sera e in zone umide e paludose. Non sottovalutiamo però altri insetti: molto più facile trovarsi a tu per tu con vespe, calabroni, ragni e zecche, per esempio. Alcuni di loro sono portatori di malattie e il loro morso può causare problemi seri, basta pensare alla Malattia di Lyme trasmessa dal morso di zecche. Queste ultime non sono velenose ma, a differenza degli altri insetti che pungono per poi andar via, restano attaccate. Se vi accorgete di avere una zecca è bene rimuoverla subito ma con molta attenzione, meglio se la procedura viene fatta da un medico. Rimuoverla non è semplice e un movimento sbagliato potrebbe solo peggiorare la situazione.

VESCICHE, SCOTTATURE, CALO DI ZUCCHERI: COME PREVENIRE GLI “INCIDENTI DA TREKKING”
28/05/2019

IL CANTO DEL CUCULO

Conoscete il cuculo? Forse lo avete già sentito cantare nei mesi più caldi... Il suo suono, un susseguirsi di cu-cu, potrebbe potrebbe avervi incuriositi facendo alzare il vostro sguardo al cielo.

Il cuculo è un uccello della famiglia Cuculidae il cui nome deriva proprio dal caratteristico verso che lo contraddistingue. Lungo circa 30 centimetri, con un'apertura alare di 55 cm, il cuculo si fa notare anche per le sue piume color azzurro nella parte superiore con strisce trasversali più scure nella parte inferiore. Si possono trovare anche femmine tendenti al rossiccio. Diffuso in Europa, in buona parte dell'Asia e in Africa, il cuculo si adatta bene ad ogni tipo di ecosistema, preferendo i boschi.

Il suo canto ha perfino ispirato alcuni noti compositori che ne hanno preso spunto per comporre celebri opere, come il concerto per organo e orchestra di Georg Friedrich Händel intitolato Il cuculo e l'usignolo oppure la battuta 31 dell'Estate ne Le Quattro Stagioni di Antonio Vivaldi intitolata Il Cucco.

Ma non lasciatevi ingannare dal suo dolce suono! Il cuculo sa essere un uccello molto furbo. Basti pensare che le femmine scelgono con cura un nido di uccelli passeriformi da “parassitare”. Proprio così! Una volta individuato aspettano che il passero si allontani dal suo nido per imposessarsene e lo fanno anche modo piuttosto crudele: arrivate alla meta ingoiano una delle uova del povero passero per poi sostituirla con una sua del tutto somigliante! Un inganno perfetto tanto che il passero, una volta tornato al nido, non si accorge di nulla. Quando l'uovo si schiude, solitamente prima degli altri, il piccolo di cuculo, furbo tanto quanto la mamma, approfitta del momento più propizio per buttare giù dal nido tutte le altre uova, imposessandosi così del nido e anche delle attenzioni dei “genitori adottivi”. Pensate che il cuculo è anche in grado di imitare alla perfezione il verso di un'altra specie di uccello, ingannando così ancora di più la sventurata coppia di passeri.

IL CANTO DEL CUCULO
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